La Storia

La nostra storia

La Storia della scuola

Fabio Filzi nacque a Pisino, in Istria, il 20 novembre 1884, da Giovanni Battista e Amelia Ivancich. Il padre, nativo di Sacco (TN), era docente di filologia classica nei licei e la famiglia seguiva i suoi spostamenti. Secondo di quattro figli maschi, Filzi iniziò gli studi a Capodistria, continuandoli poi a Rovereto.

Nel 1904 fu chiamato ad assolvere il servizio militare di leva a Salisburgo, nel 4° reggimento cacciatori; l’anno successivo, in seguito ad una inchiesta, fu congedato con la sigla “P.U.” che significava politicamente sospetto.
Nel 1905, in occasione della visita a Rovereto, durante un banchetto tenuto in un locale pubblico, pronunciò un violento discorso contro la politica del governo di Vienna e dichiarò di volersi impegnare per la causa dell’italianità dei territori irredenti.
Nel settembre 1909, in qualità di Presidente della Società degli studi Trentini, pronunciò il discorso di apertura del 7° congresso della società tenutosi a Rovereto, rivendicando con fermezza e con toni duri verso il governo imperiale il diritto degli italiani di avere un proprio Ateneo. Dura fu la reazione del Commissario di Trento: la società venne sciolta e Filzi fu obbligato a presentarsi davanti al Tribunale Militare.
Nel 1910 conseguì la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Graz. Nel febbraio 1912 rientrò a Rovereto con l’intenzione di dedicarsi alla professione di avvocato, ma dopo pochi mesi preferì tornare a Trieste.
Ritornato a Rovereto trovò impiego presso lo studio legale Piscel.
Il 2 agosto 1914 partì per Innsbruck come soldato semplice, ma in seguito a visite mediche per disturbi che si era volutamente procurato, fu dichiarato momentaneamente inabile e riuscì a farsi ricoverare per qualche giorno presso l’Ospedale di Bolzano.
Dimesso, ottenne una licenza di 10 giorni nel corso della quale organizzò con alcuni amici (Bertolini, Gerosa e Farinati) la diserzione e la fuga verso l’Italia. Lasciò Rovereto la sera del 15 novembre.

Il 16 giugno 1915 presentò domanda di arruolamento nell'esercito italiano ed in ottobre fu nominato sottotenente presso il 6° Reggimento Alpini e raggiunge Cesare Battisti in Vallarsa. Vennero catturati sul monte Corno e trasferiti, sotto nutrita scorta, al carcere di Trento. Sottoposti al giudizio di una Corte Marziale furono giudicati colpevoli di alto tradimento e condannati a morte per impiccagione. La sentenza fu eseguita la sera del 12 luglio 1916 nella fossa del Castello del Buon Consiglio di Trento. Le spoglie di Fabio Filzi giacciono nel Sacrario Militare di Castel Dante, a Rovereto, insieme a quelle di altri 20.000 soldati di varie nazionalità dell’ex Impero Asburgico.

La sua istituzione, infatti risale al 6 febbraio 1775, quando la legge teresiana venne introdotta anche a Rovereto e l’attuazione fu così entusiastica che si può a ragione parlare di una esperienza di politica formativa culturalmente all'avanguardia. Fu così che, muovendo dal testo della legge e per espressa volontà dell’Imperatrice Maria Teresa, venne costituita a Rovereto una scuola-capo normale del tipo di quella creata a Vienna.

Tale scuola aveva il compito istituzionale “sia di alfabetizzare sia di formare i futuri maestri” (estratto dallo studio di V. Chiocchetti, 1988, storico e preside dell’istituto). L’attuale sede fu costruita tra il 1880 e il 1881 dal genio civile austriaco a fini espressamente scolastici e con criteri estremamente razionali, oggi ancora validi. In seguito il palazzo è stato “messo a norma” da parte dello Stato Italiano in base alle disposizioni concernenti gli edifici pubblici.

Pur tra qualche resistenza aristocratica può dirsi che da quel momento le scuole elementari (cosiddette normali) si radicarono nel tessuto sociale di Rovereto senza soluzione di continuità , fatta eccezione per tre periodi: dal 1869 al 1874; dal 1914 al 1919; dal 1929 al 1929. Nel primo, allorché cessata la Scuola-capo, per la formazione dei maestri fu realizzato a Trento l’Istituto Magistrale la cui parte maschile fu poi trasferita a Rovereto sotto l’intitolazione di “A. Rosmini”. Nel secondo per gli effetti della Grande Guerra e la relativa evacuazione popolare. Nel terzo per gli effetti della Riforma Gentile che soppresse, in quanto ritenuta di troppo, la sede roveretana dell’Istituto Magistrale per passarla a Trento. Solo nel 1929 l’Istituto fu restituito a Rovereto col nome di “Fabio Filzi”.

Dal secondo dopoguerra in poi l’Istituto ha avuto un ruolo di primo piano nella ricostruzione di un tessuto democratico e una funzione di ponte fra la cultura italiana e la cultura mitteleuropea anche attraverso la formazione di gran parte delle maestre e dei maestri del Trentino. L’istituto negli anni '60 e '70 ha vissuto attivamente le vicende del dibattito sulle varie ipotesi di riforma della scuola italiana conciliando comunque il patrimonio della sua tradizione con la capacità di innovarsi in rapporto allo sviluppo della società. Innovazione che si è concretizzata negli anni '80 e '90 con la nascita di nuove sperimentazioni che l’hanno resa flessibile ed aperta ai rapidi cambiamenti della società  e della cultura trentina ed europea.